Lenzuola

Non mi piaccio.

O almeno non mi piace la mia natura attuale. Il mio profilo in questo istante. L’istante in cui critico chi manifesta e sbandiera le proprie interiorità sui social network cosi, come se fossero dei lenzuoli appesi ad una terrazza che da su una strada principale. Ineducato.

E non ho scritto più. La paura è innamorarsi delle cose che si dicono. Preferisco disprezzarle a volte.

Qual’è l’esigenza? Soddisfare una curiosità personale. Rispondere alla domanda: Qualcuno mi chiederà come sto? Oppure semplicemente compatirsi, o cercare compatimento. Farsi capire forse.

Mi terrorizza il pensiero di essere cosi. Spero sul serio che questo mio tendere le lenzuola sia per lo più uno sfogo. Esibizionista si ; ma esteriore.

Ciò che è dentro resta dentro, perchè deve restare umido e sporco com’è.

Eppure ci sono anche quei momenti in cui riesco a fare un respiro profondo; i momenti in cui riesco a non avere caldo, a non avere  freddo, a non sentirmi stanco ne troppo energico. Ed è li che poi la razionalità mi guarda, come se fosse altro da me, e non una parte di me. Mi sussurra alle volte, alle volte mi grida in faccia la sua disapprovazione.

Grida :

“Ma che diavolo vuoi???”

Ma io proprio non lo so,  e lei risponde per me. Mi dice che non voglio niente perchè ho tutto.

Come dare torto al ragionamento. Ho tutto. Eppure indecifrabile è questo mio malessere, questa mia smania nebbiosa, questo mio respiro corto, questo mio senso di già scelto. Scrivo queste parole perchè magari tra qualche giorno le rileggerò, e riuscirò a capire. E anche se vi sembreranno le mie lenzuola appena lavate, stese al sole ad asciugare , spero apprezzerete il fatto che sono veramente mie. Non sono esposte perchè qualcuno le ammiri. Sono li perchè il sentirle sbattere al vento mi quieta.

 

Io sono sasso, sono vento.

Sono plastica rotta, graffio.

Sono carta e tu pastello, e le tue lacrime mi bagnano, spandono i tuoi colori su di me

In onirici arcobaleni si perdono.

Io sono creta, sono sale.

Sono buio in cui non si vede e luce per i tuoi occhi chiusi.

Sono ombra di case che nessuno abita. Nuvole che la tua mano inventa.

Io sono niente, niente da mangiare, niente di cui parlare, niente da pensare.

Io non sono.

E il mio non essere è un odore su una giacca di Jeans.